Non tutti i mali vengono sempre per nuocere. Di recente mi sono trovato a discutere tra amici delle conseguenze di un aumento delle aliquote IVA, nel caso non si disinnescassero le norme della legge di bilancio 2018 (governo Renzi-Gentiloni e ancor prima Monti-Letta)

che già oggi prevedono, dal 1° gennaio 2019, il passaggio dell’aliquota IVA ordinaria dall'attuale 22% al 25% dal 2021, e dell’aliquota IVA ridotta dal 10% all’11,5% nel 2019 per poi arrivare al 13% nel 2020.

Sostenevo che un Governo oculato potrebbe anche considerare positivamente il maggior gettito che si avrebbe nella casse dello Stato (con un aumento dei costi dei beni consumati a danno dei cittadini) se detto nuovo gettito venisse ben utilizzato. Come? Un’ipotesi sarebbe di ridurre (almeno) per pari importo le aliquote IRPEF e quindi far pagare meno imposte sui redditi ai cittadini. Si tratterebbe di trasformare il maggior gettito da imposte indirette (IVA appunto) in un minor gettito delle imposte dirette (IRPEF). Per poter prevedere possibili vantaggi però l’aumento (IVA) e la riduzione (IRPEF) dovrebbe essere almeno di pari importo e la riduzione IRPEF dovrebbe essere applicata sulle aliquote e non attraverso deduzioni/detrazioni o altri interventi anche se sul costo del lavoro. Solo in questo modo potrebbero trarne beneficio tutti i contribuenti. Bisognerebbe assicurare un'equa redistribuzione e non tassare tutti i consumatori (con l'aumento dell'IVA) e agevolare solo alcuni. 

E’ quindi vero che l’aumento dell’IVA comporta inevitabilmente un probabile aumento del costo dei beni di consumo (da evitare se possibile e comunque impedire che quest'aumento possa ridurre i consumi) ma le famiglie avrebbero più soldi in tasca da spendere (e quindi da consumare in acquisti).

Naturalmente, bisognerebbe avere maggiori dati a disposizione e studiare il fenomeno in modo approfondito e con maggiore competenze delle mie, ma vi posso dire che nella Relazione annuale 2018 della Banca d’Italia, vi sono già delle simulazioni, degli studi economici (che non ha nulla a vedere con la programmazione o le scelte governative), che possono aiutare a capire l’impatto delle misure fiscali sull’andamento dell’economia e sulla redistribuzione del reddito.

Se poi oltre alla riduzione di pari importo dell’imposizione fiscale diretta (IRPEF) vi fosse una maggiore riduzione delle stesse aliquote coperte da altre maggiori entrate (diverse da IVA, come tagli della spesa, pace fiscale, recupero evasione, riduzione aiuti nel settore dei petroli, ecc.), gli effetti positivi potrebbero certamente migliorare.

Ti seguito riporta una tabella che riepiloga le aliquote IVA oggi in vigore in Europa, per chi volesse effettuare confronti.

30 maggio 2018 – Marco Prestileo

 

Elenco delle aliquote IVA in vigore negli Stati membri (aggiornato due volte all'anno: a gennaio e a luglio)

Stato membro

Codice paese

Aliquota normale

Aliquota ridotta

Aliquota minima

Aliquota speciale

Austria

AT

20

10/13

-

13

Belgio

BE

21

6/12

-

12

Bulgaria

BG

20

9

-

-

Cipro

CY

19

5/9

-

-

Repubblica ceca

CZ

21

10/15

-

-

Germania

DE

19

7

-

-

Danimarca

DK

25

-

-

-

Estonia

EE

20

9

-

-

Grecia

EL

24

6/13

-

-

Spagna

ES

21

10

4

-

Finlandia

FI

24

10/14

-

-

Francia

FR

20

5,5/10

2,1

-

Croazia

HR

25

5/13

-

-

Ungheria

HU

27

5/18

-

-

Irlanda

IE

23

9/13,5

4,8

13,5

Italia

IT

22

5/10

4

-

Lituania

LT

21

5/9

-

-

Lussemburgo

LU

17

8

3

14

Lettonia

LV

21

12

-

-

Malta

MT

18

5/7

-

-

Paesi Bassi

NL

21

6

-

-

Polonia

PL

23

5/8

-

-

Portogallo

PT

23

6/13

-

13

Romania

RO

19

5/9

-

-

Svezia

SE

25

6/12

-

-

Slovenia

SI

22

9,5

-

-

Slovacchia

SK

20

10

-

-

Regno Unito

UK

20

5

-

-

 

 Fonte: la tua Europa https://europa.eu/youreurope/business/vat-customs/buy-sell/vat-rates/index_it.htm

 

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