Una scelta non seria, per la presenza di numerose contraddizioni, ma indispensabile se il Governo giallo verde vuole tentare di cambiare radicalmente il sistema fiscale, pensionistico e sociale, passa necessariamente da un condono fiscale.
Un condono fiscale che non deve servire solo a fare cassa ma che sia in grado di creare ricchezza, far ripartire l’economica reale e ridurre stabilmente il tasso di evasione fiscale.
Premetto che non intendo esprimere le mie convinzioni sull’argomento ma solo esaminare da cittadino che non è nella stanza di comando, se i “numeri” conosciuti consentono di poter pensare di recuperare i 100 miliardi di euro necessari per avere le coperture di bilancio. Amministrare senza pensare alle coperture di bilancio e non quantificando prudenzialmente la spesa è da folli, irresponsabili e idioti.
Siccome devo essere sintetico, perché ormai nessuna ha più voglia di leggere e siamo abituati a twittare, dico subito quello che tutti sappiamo: i soldi che mancano dobbiamo prenderli dal sacco dell’evasione fiscale e/o dalle mancate entrate erariali. Tutti lo dicono da anni, nessuno lo ha mai fatto bene, per riuscirci ci vuole un cambio di passo metodologico e molto coraggio: oggi ci sono le condizioni, gli elettori hanno chiaramente dato questo mandato a Salvini e Di Maio.
Cosa devono fare per raggiungere l’obiettivo? Un condono fiscale tombale, spietato, gravemente ingiusto e non moralmente ed eticamente giustificabile. Il fine, in questo caso, giustifica il mezzo. Una via intermedia, assunta senza il coraggio delle proprie azioni, sarebbe l’ennesimo inutile condono. Se si vuole fare un nuovo condono deve essere in grado di portare nelle casse dello Stato almeno 100 miliardi di euro.
E’ possibile prevedere un gettito così importante? Vediamo alcuni numeri conosciuti, anticipando che Salvini deve essere più coraggioso rispetto alla sua idea annunciata su un provvedimento che dovrebbe riguardare solo le cartelle esattoriali fino a 100mila euro e le liti fiscali, anche pendenti fino al secondo grado.
Per essere efficace, e riuscire a raggiungere il target di recupero previsto, il modo in cui l’intervento sarà calibrato è fondamentale. Partiamo dal valore totale dei crediti fiscali affidati all’Equitalia, ora Agenzia delle Entrate Riscossione, dal 2000 al 2017, che pare essere 870 miliardi di euro. La quasi metà di tale enorme importo è da considerare praticamente inesigibile, restano quindi circa 450 miliardi di euro. L’80% circa di quest’ultima somma è già stata oggetto di tentativi di riscossione forzata da parte dell’agente della riscossione, anche attivando procedure esecutive, ma senza successo, ecco perché serve un condono tombale gravemente ingiusto ma che abbatta drasticamente il capitale dovuto e non solo le sanzioni. Detto condono deve essere poi assistito da una garanzia dello Stato necessaria per finanziare il contribuente che vuole pagare ma che non ha le disponibilità finanziarie per farlo.
Per quanto riguarda poi il taglio che deve essere dato al condono tombale (che se chiamiamo anche “pace fiscale”, sempre un condono resta) credo che debba essere rivista l’idea iniziale di Salvini. Infatti analizzando la composizione del debito fiscale, si vede come il 67% della somma totale (870 miliardi) sia rappresentata da debiti superiori a 500mila euro, che quindi resterebbero fuori dalla sanatoria se il Governo mantiene il limite delle cartelle sino a 100 mila euro. Un ulteriore 15% riguarda debiti fra i 100mila e i 500mila euro, anche essi di importo più alto rispetto alla soglia prevista per la pace fiscale. Se questi importi fossero confermati da chi è nella stanza dei bottini (Agenzia delle Entrate, Ragioneria dello stato e MEF), facendo i calcoli, significa che ci sono almeno 700 miliardi su 870 miliardi di debito superiori ai 100mila euro, che resterebbe fuori dal condono. Restano circa 170 miliardi, senza calcolare le pendenze difficilmente esigibili. Per raggiungere l’obiettivo dei Governo giallo verde di raccogliere 100 miliardi, occorrerebbe riuscire ad incassare il 60% dei 170 miliardi residui, sempre senza considerare quello che ormai è certamente inesigibile. Quindi il contribuente moroso verso lo Stato per euro 100 mila (tra imposte, sanzioni e interessi) dovrebbe sborsare subito 60 mila euro e magari, come per la rottamazione delle cartelle di Renzi, entro un anno. E’ probabile che in molti saranno attratti da questa per loro ottima opportunità di una pace fiscale ma che poi non potranno cogliere, perché impossibilitati a trovare i soldi necessari.
Prescindendo dalle mie personali convinzioni, se si vuole raggiungere l’obiettivo, occorre pensare - come dicevo - ad un condono fiscale tombale spietato, gravemente ingiusto e non moralmente ed eticamente giustificabile, che raggiunga però una massa di contribuenti maggiore (anche quelli tra i 100 mila euro e i 500 mila), con un abbattimento più significativo e con un intervento a garanzia dello Stato in modo che chi volesse pagare abbia la possibilità di farlo.
Se si vuole dare un contentino alla coscienza, il contribuente che condona perché ha evaso (e non quello che ha sempre dichiarato i propri debiti ma non è riuscito a pagarli) dovrà continuare a rispondere di eventuali reati penali a lui contestati e dovrà essere un sorvegliato speciale nel proseguo della sua attività per almeno 5 anni, pena la revoca del condono, dovrà insomma diventare un contribuente “modello”.
I cittadini non evasori e quelli che hanno sempre pagato le imposte avranno in cambio di questo ingiusto condono una diminuzione delle imposte attraverso la flat tax, una rivisitazione della legge Fornero e un sostegno sociale attraverso il reddito di cittadinanza (che spero sia ben calibrato e non aiuti i fannulloni), senza riduzione degli altri servizi e senza creare nuovo debito pèubblico.
14 luglio 2018 - Marco Prestileo