In un momento difficile delle attività di somministrazione di alimenti e bevande (bar, ristoranti, pizzerie, ecc.) le difficoltà potrebbe aumentare a seguito di una possibile (forse probabile) applicazione rigida della norma che prevede, ai fini delle imposte indirette, l'applicazione di un'aliquota IVA diversa tra la somministrazione,

considerata normalmente un servizio, che applica l'aliquota IVA del 10%, e l'asporto, considerata normalmente una cessione di beni che applica l'aliquota IVA del 22%.

L’Agenzia delle Entrate, nel 2019, con una tempistica quasi premonitrice, emana il Principio di diritto n.9 che ha per oggetto la Aliquota IVA applicabile alla cessione e alla somministrazione di alimenti e bevande, dove si chiarisce in modo chiaro ed esplicito che, ai fini IVA, occorre effettuare una distinzione netta tra somministrazione e cessione di alimenti e bevande, a prescindere dal soggetto che l’effettua.

In un periodo Covid, in cui per obbligo le attività di ristorazione si sono dovute adeguare all'asporto e/o alla consegna a domicilio, la conseguenza dell'applicazione di questo impianto normativo, indiscutibile da un punto di vista concettuale, diventa di particolare gravosità per gli operatori del comparto della ristorazione. Non potendo certamente aumentare in questo periodo i prezzi, l'operatore si vedrebbe ridurre il suo margine di redditività del 12%, cioè della differenza tra le due aliquote. 

Gli operatori della somministrazione dovrebbe quindi predisporre sul proprio registratore di cassa la possibilità di battere il corrispettivo incassato al 22% e non più al 10% e rivedere la liquidazione IVA per i periodi in cui obtorto collo hanno dovuto "trasformare" la somministrazione in cessione di beni da asporto o da consegna a domicilio.

Non sappiamo se l'Agenzia delle Entrate "oserà" procedere a contestare il comportamento a chi non si adeguerà! Certo quello che stupisce è che mentre noi italiani ci addentriamo in queste vicende interpretative, in Austria da luglio 2020, come conseguenza del Covid, l'aliquota dell'Iva, è stata abbassata al 5% nei settori della gastronomia, del turismo, della cultura. L'agevolazione vale - in Austria - per i cibi e le bevande, anche alcoliche, consumate in bar e ristoranti; per i biglietti di cinema e teatri; per l'acquisto di libri, giornali, opere d'arte; per l'ingresso in parchi naturali, zoo e circhi. Il provvedimento è stato votato martedì dal Parlamento, che all'ultimo momento ha inserito nell'elenco anche il pernottamento in strutture ricettive.

Copiare l'Austria sarebbe un ottimo gesto di buona amministrazione per il nostro Governo.

18 novembre - Marco Prestileo

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